Ricette sardegna

Halloween o Is Animeddas: questo è il dilemma?

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Quando la vita scorreva ancora a ritmo delle stagioni in Barbagia non esistevano streghe e mostri ma “Su mortu mortu e su Progadoriu”. Sono molte le polemiche sul senso di festeggiare con tanta enfasi una festa tipicamente americana, queste aumentano se questa festa arriva a sostituire le tradizioni della propria terra: è ciò che in parte sta accadendo in Sardegna.

Le similitudini tra festa di Halloween e riti della tradizione sarda sono molteplici, anche i nostri antenati usavano scavare le zucche a forma di teschio trasformandole in lumi inserendogli una candela dentro. Veniva chiamata “sa conca e mottu”. Altra similitudine è data dal peregrinare dei bambini vestiti da fantasmi per le vie del paese per “is Animeddas” e “is Panixeddas”.

In realtà le usanze cambiano da paese a paese. Si pensi a quella di mantenere la tavola imbandita la notte del 31 ottobre per consentire agli spiriti di godere ancora dei piaceri terreni, il girare per le vie del paese travestiti da Maria Pintaoru, una donna talmente brutta e povera da esser morta di fame che gira, così narra la leggenda, con uno spiedo pronta a bucare la pancia di chi non da nulla per le anime.

A rimarcare il carattere solenne della ricorrenza vi sono i dolci tipici che nel contesto sardo hanno il funzione di scandire il tempo festivo.

Erano le donne a detenere il sapere dell’arte dolciaria e avevano il compito di conferire ordine al tempo separando il periodo ordinario da quello della festa creando dolci dalle forme elementari ma comunicative.  I dolci tipici della ricorrenza di Ognissanti (pabassinos, ossus de mortu, pani de sapa ..) hanno forma triangolare e a rombo, si tratta di simboli arcaici di morte e rigenerazione: sas coroncinas viene incisa una “V” e anche i pabassinos sono formati da due  “V” accoppiate con i vertici opposti.

Alla luce di queste affascinanti constatazioni penso che se si portasse alla ribalta la nostra tradizione delle “Animeddas” e del “mortu mortu” ci si riapproprierebbe di un sentimento identitario senza lasciarsi pervadere dall’imposta globalizzazione di feste appartenenti ad altre culture.  Non esiste un sentimento di appartenenza che ci lega alla festa di Halloween, questa diventa semplicemente e aggiungerei spudoratamente una ricorrenza commerciale.

Certo potrebbe essere troppo tardi… i bambini non rinunceranno mai alle loro maschere da mostro in nome di usanze sarde di cui probabilmente non gli si è mai parlato!

 

 

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